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Gerione, sozza imagine di froda
di Fabio Gallazzi

In notti insonni, di preghiera o bagordi, nell’ansia per le sorti della moneta e della possibilità dello scambio tra le nazioni, può succedere che dall’etere ci visitino le immagini di una bionda, raccomandata da chissà chi, che intervista su Dante un grigio e greve impiegato statale, tale corporativamente cooptato Prof. Sirianni, e l’intenso e penetrante attore Sermonti

Il burocrate, a domanda sui più toccanti versi della infinita Comedia, non si vergogna di citare “credei ch’io credetti ch’ei credesse” che noi leggiamo sempre un po’ imbarazzati. Mentre l’attore, avendo ancora l’anima, cita il canto V, non di Inferno, come crede banalmente la bionda, ma di Purgatorio, dove Bonconte da Montefeltro riesce a morire, forato ne la gola, fuggendo a piede e ‘nsanguinando il piano.

Quivi perdei la vista, e la parola;

nel nome di Maria finì; e quivi

caddi, e rimase la mia carne sola.

E dove Iacopo del Cassero, in una indimenticabile palude, quasi a notte, fredda, con nebbia, vide de le sue vene farsi in terra laco.

Queste note sono inviate nel gran mare dell’Internet per avvisare qualsiasi amante di Dante, e non solo Sermonti, dell’incomprensibilità del Poeta a meno di comprendere la sua iniziazione templare. Come non riconoscere lo scendere di Dante e Virgilio in groppa a Gerione come il più antico sigillo templare dei due poveri militi di Cristo sopra un solo cavallo? E Gerione è probabilmente Noffo Dei, l’ancora maledetto dal rito massonico.

La Storia del mondo è la storia della confisca dell’oro da parte del Re e delle fraudolente versioni messe in giro dagli intellettuali di corte a giustificazione del furto. La gran parte dei libri sono scritti in newspeak orwelliano, a scorno dei giovani, che cercano conoscenza e educazione, perché gli intellettuali, dopo Dante e Cavalcanti, campano di provvidenze statali o di vendita di storiacce per le plebi, con maghetti, piccole zoccole di provincia o serial-killer.

Noi, considerata la brevità della vita, al mondan romore, preferiamo la fornitura gratuita alle masse di corrette versioni delle cose e la creazione di epiteti di scarso successo, “prestigiatori di ultima istanza”, per “banchieri centrali”, per esempio.

Invece ha avuto molto successo l’espressione “Olocausto” per designare metaforicamente il massacro portato avanti dalla socialista nazione tedesca di sei milioni di ricordatissimi ebrei e non di quattordici milioni di dimenticatissimi tedeschi, slavi, “italiani”, romeni, zingari, ecc. ecc. L’olocausto è vittima offerta volontariamente dall’officiante e arsa completamente. Mi sembra irrispettoso per i morti chiamarli olocausto; si comprende la metafora quando si sa il ruolo dell’ebreo Warburg (dei veneziani Da Ponte) nella creazione dell’infame creatura di Jeckyll Island, nel 1913, la Federal Reserve, e nei finanziamenti a Hitler, come ben ricostruito da Antony C. Sutton ne il suo “Wall Street and the Rise of Hitler”. Come, come non è, già nel 1917, in una lettera privata a Lord Rothschild, Balfour prometteva la Terra Promessa, il risultato netto del Sacrificio: il guaio per il sionista era convincere un brillante avvocato distrattamente giudeo di Francoforte a trasferirsi dalla villa sul Meno alle aridità di Palestina.

La lingua d’America, snella, atletica, consente sintesi proibite per noi, che amiamo il fiorentino illustre. Fiat-money: velocissimo modo per dire l’essenza del Truffone, che a noi tocca compitare “moneta inconvertibile resa valuta legate per decreto legislativo”. Così, parlassimo inglese potremmo compendiosamente definire l’occupazione dell’economista moderno, con l’eccezione della trascurata scuola austriaca, una fiat- profession.

Il compito dell’economista moderno, neo-classico, monetarista o keynesiano in varie salse e tempi di cottura è quello di giustificare l’inflazione monetaria prodotta dal governo. A ben ricostruire invece si arriva a quelle altezze e rarefazioni di ossigeno in cui scompare la distinzione fallace pubblico/privato e si constata che tutto è privato, le località inaccessibili ai più dove Wilson o Roosevelt, Chamberlain o Churchill, Von Papen o Schacht incontrano Morgan, Rockefeller, Harriman, Kuhn, Loeb, Warburg, Rothschild, Thyssen, Krupp e compagnia cantando, ad ogni epoca i suoi. Allo stesso modo il fiat-historian non ricostruisce le trame del Potere. È l’Età di Gerione, quella che stiamo vivendo.

I miei venticinque lettori tradizionalmente si attendono un qualche insight sui mercati finanziari.

Eccolo: il problema economico che si è originato come conseguenza delle bolle seriali (azioni, obbligazioni, case) è che il prezzo relativo degli asset finanziari in rapporto ai beni finali di produzione è insostenibilmente alto. In un modo o nell’altro ci deve essere una normalizzazione tra i prezzi relativi di asset finanziari sensibili ai tassi d’interesse e i prezzi dei beni finali di produzione. E questo può accadere in due modi: o collassano i prezzi degli asset finanziari e il sistema bancario internazionale a riserva frazionaria va in pezzi (crollo dei bond a lunga significa alti tassi: vedi perché Greenspan dalle Isole Cayman se li stampa e se li compra), o la monetizzazione degli asset da parte delle banche centrali (strumenti non convenzionali di politica economica, li chiamano) porterà ad una inflazione e forse iperinflazione dei prezzi di commodity, servizi, lavoro e quindi di ogni bene di consumo.

Le masse si affollino quindi ai banchi metalli e comprino oro, come se non ci fosse domani, ed evitino ogni debito con le banche. Anzi cerchino di non aver alcun contatto con esse, se possono.

Questo pezzo è stato pubblicato su gentile concessione del sito di Economia Austriaca

http://www.usemlab.com/.

Fabio Gallazzi
gllzzf@tin.it

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Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su Soldionline.it il 5 dicembre 2005
da: http://www.saperinvestire.it/index.php?option=com_content&task=view&id=949&Itemid=244


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