Premessa
La moneta è un mezzo, creato dall’uomo, per
facilitare lo scambio dei beni. Pertanto, la causa della sua esistenza
sta nella convenzione, che gli uomini si danno, di accettare un dato
simbolo (oro, argento, metallo, cartaceo, ecc.) quale strumento per gli
scambi dei beni prodotti. Se la causa è la convenzione e
l’effetto è la funzione di misurare il valore dei
beni, quando viene meno l’accettazione (e cioè la
convenzione) la moneta perde anche la sua funzione e cessa quindi di
essere tale. I simboli monetari, nel momento in cui la
collettività, accettandoli, li fa circolare, acquistano
anche il loro valore incorporato, così che insieme alla loro
funzione di misura del valore (posseduta al momento
dell’emissione) assumono, con la circolazione,
anche la qualità di valore della misura. E’ quello
che il prof. Auriti, nella sua teoria della moneta, chiama valore
indotto, incorporato nel simbolo monetario, vale a dire il suo potere
d’acquisto. Ne consegue che la moneta diventa un
bene reale, oggetto pertanto di diritto di proprietà da
parte di chi ne è il portatore: la collettività.
Per meglio chiarire il concetto, facciamo un esempio. Immaginiamo che
un tipografo, chiuso in una cella dove sta scontando una pena, proceda
alla stampa di una certa quantità di simboli monetari in
vari tagli. Certamente, nel chiuso della cella, il valore incorporato
in tali simboli, salvo il costo tipografico, è pari a zero.
Immaginiamo, inoltre, che lo stesso tipografo, una volta scontata la
pena, ritorni al suo paesetto e distribuisca ai compaesani la moneta
stampata in carcere, da usare come mezzo per facilitare lo scambio dei
beni che la comunità produce. Se i paesani faranno circolare
la moneta avuta dal tipografo, accadrà che i simboli
monetari assumeranno il valore stampato su ognuno di loro, passando
quindi da un valore pari a zero (quando erano fermi nelle mani del
tipografo) a quello acquisito con la circolazione accettata, e quindi
voluta, dalla comunità. Inoltre, ciascun paesano
sarà proprietario del valore incorporato nei simboli
monetari di cui è portatore, perché lo ha
determinato, accettandolo come strumento per lo scambio dei beni.
Maastricht e l'euro
Può l’Europa di Maastricht essere considerata un
nuovo Stato unitario? O piuttosto essa è solo
l’espressione di una “Superfinanza” che
vuole controllare le economie dei popoli europei ed incrementare i suoi
profitti? Non è forse vero che l’Unione europea e
la moneta unica sono stati imposti agli italiani, quasi in sordina, da
trattati sottoscritti da politici imbelli o corrotti e venduti, senza
l’ombra di alcun dibattito e senza alcuna manifestazione di
voto? Le risposte a queste domande ci rivelano come, attraverso il
trattato di Maastricht, sia stato possibile trasferire, in modo
subdolo, il potere sovrano dei popoli europei ad
un’Entità virtuale, che decide per loro attraverso
euroburocrati non eletti, liberi da controlli e
responsabilità, scelti da poteri finanziari sovranazionali.
Un trattato diretto a realizzare un governo europeo centralizzato, sul
quale tali poteri possono più facilmente esercitare la loro
egemonia e la loro pressione, lontano dal controllo elettorale dei
popoli. Un mezzo per completare la trama (programmata in tre secoli di
storia dai gruppi giudaico-massonici, che controllano la finanza
mondiale e che guidano l’azione politica esplicata da governi
corrotti di popoli ignari) tesa ad imporre, attraverso la
globalizzazione della finanza, un Governo Mondiale, un Pensiero Unico,
un Mercato Unico, una Moneta Unica. Fra gli effetti
immediati, quello che maggiormente, al momento, influenza negativamente
la vita dei popoli europei è la perdita della
sovranità monetaria a favore della Banca Centrale Europea
(una sorta di Federazione delle Banche centrali nazionali, avente
natura meramente privatistica): una struttura politicamente
irresponsabile, libera da vincoli e controlli, indipendente dai governi
e dai parlamenti. A tale istituzione è stata devoluta la
gestione della moneta e della politica monetaria, dalla quale dipendono
le politiche fiscali ed economiche dei paesi dell’UE e per la
quale sono richiesti vincoli di bilancio insostenibili, tagli sulle
spese sociali, limitazioni ai diritti dei lavoratori. Una politica
monetaria centralizzata la di cui imposizione accentua, sia le
differenze esistenti all’interno dell’Unione - come
quelle delle infrastrutture, delle legislazioni sul lavoro, dei sistemi
pensionistici, dell’assistenza sociale, ecc. - sia gli
scontri fra gli Stati, per la supremazia politica ed
economica. La presunta unione delle economie per mezzo
dell’Euro, totem innalzato per omologare il pensiero dei
popoli europei e rafforzare il centralismo economico - a tutto
vantaggio dei poteri forti – si sta rivelando non solo una
truffa, ma anche un processo dannoso. Una truffa, perché
destinata a produrre vantaggi soltanto per le grandi aziende, che
usufruiranno di forme ambigue e mascherate di protezionismo, a danno
delle piccole imprese, specie se agricole, alimentari ed artigianali.
Un danno, perché i lavoratori subiranno il costo del calo
occupazionale e i consumatori patiranno tutti gli svantaggi della
globalizzazione. In presenza di tali prospettive - considerato che una
moneta è non solo l’incarnazione di
un’economia omogenea, ma anche l’espressione della
fiducia riposta in chi la emette (uno Stato riconosciuto) -
può l’euro, un’unità di conto
imposta per conseguire i fini speculativi del trattato di Maastricht,
essere considerata una moneta? La risposta non può essere
che una: L’EURO NON E’ UNA VERA MONETA!
L’usura
Le Banche centrali nazionali aderenti all’Eurosistema -
termine usato per designare la BCE e le BCN, aderenti al SEBC, che
hanno adottato l’euro - su autorizzazione della BCE, prestano
agli Stati ed alle Banche ordinarie (quindi all’intero
sistema economico) la moneta (l’EURO) creata dal nulla
(cioè senza una corrispondente copertura), richiedendo non
solo il pagamento degli interessi, ma anche la restituzione del valore
che l’EURO medesimo ha acquistato per effetto della sua
circolazione (ricordiamo che i simboli monetari entrati in
circolazione, al momento dell’emissione, non avevano alcun
valore, essendo stati creati dal nulla). I simboli monetari, invero,
hanno incorporato il loro valore nominale, il loro potere
d’acquisto, soltanto quando i popoli ne hanno accettato la
circolazione (peraltro, nel caso dell’Euro si dovrebbe
parlare di “accettazione imposta” e non di libera
autodeterminazione di volontà).
In sostanza, si pratica l’USURA!
Le vittime sono i cittadini che necessitano di finanziamenti e quindi
le strutture economiche degli Stati.
L’usuraio è l’EUROSISTEMA, che appare
come una federazione di società per azioni le cui
deliberazioni sono adottate dagli organi decisionali della BCE. Ad essa
(cioè ad un “privato”, espressione di
poteri finanziari sovranazionali) gli Stati membri hanno trasferito la
propria sovranità monetaria e di conseguenza il controllo
della politica economico-sociale delle nazioni. Va inoltre considerato
che, dal punto di vista contabile, la BCE risulta debitrice della
moneta emessa, per tutto il tempo della sua circolazione;
rappresentando pertanto un debito, tale moneta viene inserita fra le
poste passive. Allora, perché percepisce interessi su di
essa, pur essendo un debitore? Gli interessi non devono essere
corrisposti al creditore, cioè al proprietario? E se la BCE
non è il creditore (proprietario) chi può
assumere tale veste se non gli Stati e cioè i popoli? Ne
consegue che la BCE, essendo debitrice della moneta emessa, ne trae un
utile non giustificabile, perché i veri creditori,
cioè i proprietari, sono i popoli europei. Se poi si voglia
assumere che la BCE è proprietaria della moneta emessa,
anche prima del momento in cui la pone in circolazione (assurdo logico
ed etico, in base al quale il valore della moneta non sarebbe
l’effetto di una convenzione, bensì
l’espressione della volontà totalitaria imposta da
una struttura privata, direttamente dipendente dai gruppi di potere
della finanza sovranazionale) si deve anche convenire che la medesima
commette un illecito contabile allorquando la pone in bilancio fra le
poste passive.
In sintesi, la Banca centrale nel mentre che iscrive al passivo del
proprio bilancio i biglietti di banca emessi (anche se essi non
rappresentano una perdita, perché la moneta, essendo
l’unità di misura del valore dei beni, ha sempre e
soltanto valore convenzionale, mai creditizio) addebita gli stessi,
invece di accreditarli, ai popoli che, accettandoli, ne determinano il
potere di acquisto. Un maledetto imbroglio che realizza un sistema
usuraio, sia perché la Banca centrale, quando
“presta” denaro, si arroga un diritto di
proprietà, che non ha, su tutta la moneta circolante; sia
perché i cittadini, da proprietari, diventano debitori della
moneta che essi stessi creano. Da proprietari, e quindi creditori, a
debitori: ecco l’Usura praticata dal sistema delle Banche
centrali che, allorquando prestano, invece di accreditare, il danaro
stampato, ne caricano il costo del 200%.
Anomalia del sistema
Il sistema monetario adottato, per volontà di una
Superfinanza apolide, comporta che uno Stato (e quindi un popolo) per
pagare gli interessi dovuti, è costretto a farsi prestare
altro denaro, alimentando il debito pubblico ed impoverendo
l’economia nazionale. L’anomalia del sistema sta
nel fatto che, vivendo in regime di corso forzoso e quindi di
inconvertibilità della moneta, non c’è
alcuna ragione che possa giustificare la richiesta dello Stato, ad un
istituto bancario, di un prestito oneroso di banconote (semplici
supporti cartacei) create dal nulla e prive di ogni valore intrinseco.
E’ un comportamento che serve soltanto a determinare il
trasferimento della sovranità monetaria e del governo della
politica monetaria, nelle mani di un’entità
privata - lontana dai bisogni e dalle aspirazioni dei singoli cittadini
- che persegue esclusivamente i suoi scopi di lucro.
Trattasi oltretutto di una politica monetaria attualmente sempre
più indirizzata verso una provocata rarità della
moneta in circolazione, che viene giustificata dallo spauracchio
dell’inflazione: fenomeno peraltro possibile solo in un
regime di piena occupazione dei fattori produttivi (il che oggi non si
verifica). E se tendenze inflazionistiche sono rilevate o temute, la
causa va ricercata nell’aumento della velocità di
circolazione della moneta, artificiosamente provocata dagli spostamenti
di danaro virtuale, in tempo reale, operati dal sistema
bancario-finanziario. Avviene, infatti, che la
“Superfinanza” mentre da un lato lucra, attraverso
tali trasferimenti, la moneta reale che incamera dagli Stati, per i
debiti che gli stessi sono costretti a contrarre con la Federazione
delle Banche centrali (a causa della contrazione del medio circolante
imposta) dall’altro, incrementa la velocità di
circolazione di moneta virtuale, alimentando le tendenze
inflazionistiche.
Il che comporta, tornando al nostro paese (senza escludere che il
fenomeno è esteso a tutti gli altri paesi, specie quelli
c.d. in via di sviluppo o sottosviluppati) un debito pubblico superiore
al reddito prodotto e un ammontare di interessi passivi superiore
all’aumento annuo del reddito nazionale. La conseguenza
è che lo Stato, strozzato da questa usura di un potere
finanziario apolide, è impossibilitato a programmare e ad
attuare serie ed autonome politiche economiche, fiscali e sociali.
Un potere assoluto
Il potere monetario della Banca centrale europea e di quelle nazionali
annulla o rende inefficaci i poteri sovrani dei popoli aderenti al
SEBEC e rende manifesto il disegno di attuare un sistema assolutista.
Dove il potere assoluto non appartiene ad un Re o ad una Casta ben
personificata ed individuata, contro i quali i popoli oppressi possono
sollevarsi; appartiene, invece, ad un’Entità
virtuale sovranazionale, espressione dell’azione continua e
penetrante di non più tanto occulti poteri finanziari che,
lentamente, ma progressivamente, stanno espropriando i popoli europei
non solo dei loro poteri sovrani, ma soprattutto del loro diritto ad
esistere.
Con l’istituzione dell’euro, il progetto
assolutista è quasi completato.
L’abdicazione della politica monetaria a favore della Banca
centrale d’Italia, comportante la soggezione del potere
politico a quello monetario, ha prodotto nel corso del tempo non pochi
danni all’economia del paese. Basti pensare alla tempesta
valutaria del settembre del 1992, quando l’allora Governatore
(Ciampi?) bruciò 100.000 miliardi di lire (chissà
se il fatto può essere correlato ad una certa crociera sul
panfilo “Britannia” al largo di Civitavecchia, in
quello stesso anno) senza dover rispondere ad alcuno delle proprie
decisioni. La non controllabilità e la non
responsabilità della Banca d’Italia, un ente
privato comunque italiano, sono oggi prerogative di un ente privato
sovranazionale, la BCE, priva di ogni riferimento con i popoli
assoggettati al suo potere monetario ed i cui organi istituzionali sono
autonomi ed indipendenti dagli organi rappresentativi degli Stati che
formano il SEBEC.
L’art.105 del trattato di Maastricht, infatti, prevede che
“la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare
l’emissione di banconote all’interno della
Comunità.”, e l’art.107 aggiunge che
“nell’esercizio dei poteri e
nell’assolvimento dei compiti loro attribuiti…
né la BCE, né una BCN, né un membro
dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare
istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai governi
degli Stati membri, né da qualsiasi altro organismo. Le
istituzioni e gli organi comunitari, nonché i Governi degli
Stati membri si impegnano a rispettare questo principio e a non cercare
di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE o delle
Banche centrali nazionali nell’assolvimento dei loro
compiti.” Ancora, all’art.108 A.1, si legge che
“ la decisione (della BCE, n.d.r.) è obbligatoria
in tutti i suoi elementi per i destinatari da essa
designati”. Un vero e proprio potere assoluto, in materia di
politica monetaria, nelle mani della BCE che, giova ripetere,
è un Ente privato sovranazionale, espressione del
totalitarismo della grande finanza. Qualcuno si chiederà: ma
norme di tale portata non sono in contrasto con i principi contenuti
nella prima parte della costituzione italiana, specie con quello
sancito dall’Art.1, dove si afferma che la
sovranità appartiene al popolo? E quindi anche quella
monetaria?
I camerieri dei banchieri, i nostri governanti, già hanno
ricevuto l’ordine di provvedere alle opportune modifiche
costituzionali, non solo per sanare il pregresso, ma anche per evitare
l’insorgere di possibili conflitti d’ordine
costituzionale. Un primo passo, abbastanza decisivo, già
l’hanno fatto con la riforma costituzionale
dell’art.117, della quale è stato pubblicizzato
soltanto l’aspetto relativo alla c.d. devoluzione di poteri a
regioni ed enti locali. E’ stato invece occultato
l’altro aspetto, ben più importante, contenuto
nell’articolo modificato, tendente a costituzionalizzare la
perdita della sovranità monetaria da parte del popolo,
laddove è stato fatto approvare, con l’inganno,
che: “La potestà legislativa è
esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto…dei
vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli
obblighi internazionali.”
Sarà dovere di ogni buon cittadino, porre maggiore
attenzione alle proposte di modifiche costituzionali che da ora in poi
verranno avanzate e predisporre le azioni necessarie per la difesa dei
poteri sovrani espropriati al popolo, davanti all’unico
organo costituzionale che, al momento, non sembra abbia già
un “padrone” e una divisa di
“cameriere”: la Corte Costituzionale.
Un nuovo tipo di moneta
La nostra natura nazionalpopolare e rivoluzionaria può, in
alternativa al sistema monetario in uso - adottando i principi salienti
della teoria del prof. Auriti e di quelle di C.H.Douglas, Gesell e
Avigliano, sotto l’indirizzo spirituale del pensiero di Erza
Pound - prospettare e proporre una nuova concezione
dell’economia. Una concezione del tutto etica che, nella sua
concretizzazione, affida allo Stato il compito di provvedere a stampare
(o a far stampare) le banconote, senza dover ricorrere a prestiti
presso istituti privati - quali sono le Banche centrali nazionali o la
Banca centrale europea - e di commisurare gli incrementi monetari, di
volta in volta ritenuti necessari, allo sviluppo economico; senza dover
pagare un interesse usuraio del 200% sugli incrementi stabiliti, e
regolare gli stessi incrementi soltanto in ragione del costo di
produzione dei beni reali.
Ciò comporterebbe la possibilità
d’istituire un “reddito di cittadinanza”,
determinato dalle somme date in prestito senza interesse - direttamente
dallo Stato, che provvede a stampare la moneta - agli operatori
economici e restituite dagli stessi al termine del ciclo produttivo.
Tali somme andrebbero a costituire un nuovo reddito patrimoniale
attinente allo status di cittadino, evitando sia la nascita e lo
sviluppo del “sottoconsumo”, provocato dalla
penuria del danaro necessario per acquistare i beni prodotti, sia la
formazione e l’incremento di onerose scorte di magazzino. In
altri termini, se lo Stato creasse direttamente la moneta necessaria
per perseguire i suoi scopi e la mettesse in circolazione per svolgere
la propria funzione di strumento dello scambio e quindi di misura del
valore dei beni, al limite non sarebbe neppure necessario ricorrere
all’imposizione fiscale, attualmente necessaria per
restituire il presunto debito, contratto con il sistema delle banche
centrali. Lo Stato potrebbe mettere in circolazione la moneta
necessaria per acquistare i beni che il sistema economico nazionale
produce o potrebbe produrre, senza dover subire le arbitrarie
espansioni o contrazioni di moneta, operate dalla Banca centrale, che
impone una propria politica monetaria.
Per evitare quindi che la finanza sovranazionale faccia oscillare
arbitrariamente il volume della moneta, determinando
un’instabilità di mercato, sulla quale lucra con
maggiore facilità, lo Stato deve assumersi, direttamente, il
compito di tenere costante il rapporto tra il volume totale del
circolante e quello dei beni reali prodotti. Nel medio tempo, per
permettere allo Stato di riappropriarsi in parte della
potestà monetaria, potrebbe essere sostenuto, da parte
nostra, il suggerimento, dato dal Santoro, di intervenire con manovre
dirette a trasformare in moneta i “titoli di stato”
in scadenza, onde permettere allo Stato di indirizzare i risparmi dei
cittadini verso fini produttivi.
Conclusioni
Le centrali finanziarie sovranazionali, nel corso del XIX e del XX
secolo, hanno gradatamente conquistato posizioni di dominio su
dimensioni mondiali, attraverso il fenomeno della c.d. globalizzazione.
Aiutati in ciò da una schiera di servitori aventi il compito
di mistificare la realtà naturale e di trasformare la
società, iniettando nella mente e nel cuore di ogni
individuo – attraverso il mito di una falsa democrazia
– la convinzione di essere libero. I singoli uomini ed i
popoli sono diventati inconsapevoli schiavi, costantemente controllati,
attraverso l’imposizione di una politica monetaria, orientata
ad assicurare esclusivamente il beneficio di un sistema
finanziario-bancario globalizzato. Fra gli effetti della
globalizzazione, vi è quello di un aumento della
liquidità monetaria: una liquidità,
però, fittizia e virtuale che ha determinato una
moltiplicazione della moneta altrettanto fittizia e virtuale. Trattasi
di un volume di danaro non reale, accaparrato dalla finanza
globalizzata, che sposta enormi capitali (virtuali) da un punto
all’altro del globo, incurante delle gravi crisi economiche
che produce, purché risultino massimizzati la sua
speculazione ed il suo profitto. All’opposto,
l’altro effetto che vede gli Stati (i popoli) occidentali
versare in un economia stagnante - dovuta alla scarsità di
moneta, provocata dall’accaparramento delle centrali
finanziarie - e gli Stati (i popoli) del terzo mondo che soffrono la
fame, non per mancanza di derrate alimentari, ma per mancanza della
moneta occorrente per il loro acquisto.
E’ necessario che gli Stati riconquistino la
sovranità monetaria perduta ed emettano direttamente la
moneta necessaria per soddisfare le esigenze dei popoli: una moneta di
Stato, una moneta di Popolo.
Se il sistema monetario usuraio è la causa delle ingiustizie
che subiscono i popoli del pianeta, la lotta a chi controlla tale
sistema è il dovere principe di un movimento
nazionalpopolare e rivoluzionario.
origine: [ http://www.frontenazionale.it/doc/eurusura.doc ]