(di Nicolò Giuseppe
Bellia – www.bellia.com)
L’Antropocrazia
è nata dall’osservazione spassionata della realtà (esteriore ed interiore) e
dalla elaborazione dei corrispondenti concetti attraverso la creatività logica.
Volendo esaminare il problema dell’attuazione pratica dell’Antropocrazia la
partenza viene individuata nell’esigenza di realizzare la fiscalità monetaria. Ciò perché si è
visto che l’origine primaria dell’impoverimento del mondo è da attribuire alla
fiscalità reddituale che
scaricandosi, attraverso il meccanismo dei prezzi, va tutta a gravare sulle
fasce deboli della popolazione, cioè sui poveri e su coloro che vivono di
reddito da lavoro. Superato lo sbalordimento derivante da tale elementare
constatazione e dalla mancanza della presenza di questa tematica nel campo degli
studi sociologici, accingiamoci ad esaminare le procedure necessarie per
risolvere tale problema.
La
Costituzione Italiana dice all’Art.
53. “Tutti sono tenuti a concorrere
alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema
tributario e` informato a criteri di progressività.”
Con
la vigente fiscalità reddituale
avviene esattamente l’opposto cioè che il sistema tributario grava tutto
sulle fasce deboli dei Cittadini.
Ipotizzando
di ricorrere alla Corte
Costituzionale per fare eliminare tale assurda incongruenza e proponendo in
contropartita il progetto della Fiscalità
Monetaria che realizza a pieno le esigenze definite nell’Art. 53 sopra
riportato, ed immaginando di vedere riconosciuta la fondatezza di tale richiesta
di correzione legislativa, nascerebbe a questo punto un’altra difficoltà che
andiamo ad illustrare. Lo spostamento di tutto il prelievo fiscale dal settore
economico alla Massa Monetaria
produrrebbe una forte diminuzione dei prezzi di mercato, ipotizzata in almeno il
50% del precedente livello, con la conseguenza, da un lato, del raddoppio del
potere d’acquisto di tutti i precedenti redditi da lavoro dipendente, da
pensioni o sussidi, e, dall’altro, si avrebbe un notevole
inconveniente.
Tale
inconveniente è dato dalla conseguita abnorme competitività della produzione
economica nazionale, nel mercato mondiale, con la necessità della correzione di
tale inconveniente con la rivalutazione
della lira del 100%. Tale esigenza è resa impossibile dagli accordi
di Maastricht che hanno vincolato una volta e per tutte la parità tra i valori
delle monete dei Paesi aderenti alla Comunità Economica Europea. Nel supremo
interesse dei Cittadini Italiani, pertanto, la Corte Costituzionale dovrebbe chiedere
al Governo di uscire da tale Comunità, per consentire l’equità fiscale prevista
dalla Costituzione Italiana, salvo successivamente a rientrarvi a seguito di
nuovi accordi. Quanto sopra descritto scaturisce da una corretta analisi logica
degli elementi che concorrono a determinare l’ormai insopportabile progressivo
impoverimento dei Cittadini Italiani. La via del ricorso alla Corte Costituzionale appare difficile,
sia per rispettarne le complesse procedure, sia per il fatto che, trattandosi di
organo giuridico, non avrebbe competenza in merito ai risvolti economici e
politici della questione.
È
pure possibile muoversi in base a quanto prevede l’Art. 50 della Costituzione
Italiana che dice: “Tutti i cittadini
possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o
esporre comuni necessità.”
Sia
per il ricorso alla Corte
Costituzionale che per la Petizione
è necessario predisporre un testo in cui siano esposte le ragioni delle
richieste e suggerite le conseguenti articolazioni.
Tale
testo verrà pubblicato per un certo tempo in questa Home Page per sottoporlo al
giudizio di quanti stanno seguendo lo sviluppo delle argomentazioni
antropocratiche.
Dopo
tale collaudo si deciderà il percorso da intraprendere.
Ladispoli 11 ottobre 2000 6,31